sabato 14 febbraio 2015

Il solco

È così che più o meno nasce un solco
La distanza si misura con la rabbia di un sorriso sporco
Si comincia così…
Ti prometto che non ti farò del male
(Lo ricordi fra l’odore d’olio e d’ospedale)

Il tuo sangue è ancora lì
Appiccicato a quella foto di mia madre
Che sta troppo bene specie dentro quella tua cornice
È argento? La prendo. Vado e mi diverto, faccio svelto, torno presto…

Purtroppo son fatto così
I miei cinque minuti duran quindici minuti
Le mie giornate-no: settimane
Io ho il ciclo? Tu stai male!
Io son l’uomo. Tu sei presa male

Così una mano tira l’altra
E tutt’e due sulla tua faccia
Ti vergogni? La dovrai pagare
Eh sì, suona come una minaccia
Ma lo sai che t’amo
Ed è per il tuo bene
Son l’unico che t’ama
Nessuno ti vuol bene

Sol tanto io ti amo
Sol tanto io ti amo.
Sol tanto io ti amo!

(Continua...)

[Stefano Decandia]

mercoledì 11 febbraio 2015

L’orologio dà polso

Schiavo del tempo con l’orologio al polso come catena al collo, come sciarpa d’acciaio: mal di gola e ruggine. Contagocce? Fuggine. La clessidra? Sfuggile!

L’anno che verrà sarà il prossimo, l’anno passato l’hanno passato alle armi. Non arrestarmi, fammi arrivare al punto del discorso, lo so che il punto appena inizio è sempre più lontano: è lui che si sposta ed io, gesticolando, lo mimo con la mano.

Ancora guanti gialli, ora per lavare i piatti, come i Dj dimenticati. È una vendetta positiva perché il mondo è neutro e coi colori riempio spazi di un dipinto rétro.

È una puntuale dimensione piena di muffe e segatura, al passo con la mia natura.
Sarà cultura avere i dischi agli scaffali ma anche far fuoco col cannello sui maiali.

Avrò a che fare con questioni oltre la mia statura ma non ho sonno e non ho paura.

Non mi ricordo più se ho sonno e se ho pensato d’aver paura o se stressato ho ripensato al fatto che dovrei dormire perché ho sonno ed ho paura di non esser riposato. L’ho sognato o non ho mangiato?

(Continua…)

[Stefano Decandia]


La persistenza della memoria > Salvador Dalí

martedì 3 febbraio 2015

Amoressia

La parola è curativa
E se è un mistero è meglio
Perché è la parola magica a tenerti sveglio
Non comprendi il senso
Ma ne prendi atto con il corpo
Nutre il mostro
Fa luce al nucleo
Pianta il seme nell’inconscio

Sotto ipnosi mi ha frainteso
Ma non è un problema
Faccio pace con me stesso
Raschio convenzioni
Poi traduce il libro delle percezioni
Per il tramite delle mie polluzioni

Sono io che mi sento male
O tu che mi senti male?
Non c’è terapia senza malattia
Non c’è guarigione senza terapia
Quanta ipocrisia

Soffro d’Amoressia
Rifiuto la Tua relazione
La chiamo Tua ché non è Mia
Per me è fobia
Per me è lo specchio
Della condizione in cui mi trovo
Quando lo attraverso
Non riconosco il nome
Non lo sento addosso
Quanto è passato?
Niente
Il tempo non esiste
E passo il tempo a divenir me stesso
Siate ciò che siete!
Ripeto con assuefazione
Al desiderio
Che sorveglia il Nome

Soffro d'Amoressia
E amore sia…

(Continua...)

[Stefano Decandia]