mercoledì 18 giugno 2014

L’unico senso che ci sia

Offrimi come esausto
Premesso che non scherzo mai
Né col sorriso impresso
Né con i nostri guai

Del sacrificio umano
Non è rimasto niente
Ciò che si rende inerme
Dopo diventa forte

Qua l’aria non ci ammala…

Tutta quest’ironia, questa magia
Ha aperto intime porte
Per poi spazzare via
La morte

Tutta quest’ironia, questa magia
Ha aperto intime porte
Per poi spazzare via
L’unico senso che ci sia

Qua l’aria non ci ammala…

Dopo l’umiliazione viene la redenzione
Come dopo la notte – Arriva la colazione

Dopo quella sconfitta sei ritornata dritta
Ché dov’è fallimento germoglia sentimento

Spunta accorcia piana smussa mozza
Elimina la punta dalla bozza

Smussa piana leviga e trasforma
Elimina lo spigolo e la forma

Qua l’aria non ci ammala…

Spunta accorcia piana smussa mozza
Elimina la punta dalla bozza

Passa varca supera il confine
Quindi mette la parola fine

(Continua...)

[Stefano Decandia]

lunedì 9 giugno 2014

Il mio posto nell’universo

Per tutta l’acqua del mondo
In penombra rimango
Tirami a te, ma forte
Rompi le ossa al santo

Ogni orma è il passo di un altro
Ciò che è taciuto è sottile

Trasparente e visibile soltanto al buio
È la vita: certe volte muoio
Tra la gente ma le mani in mano
O in tasca: è disumano

E se fossi tu il mio posto nell’universo?
E se non fosse giusto il mio linguaggio ma il mio corpo?
È una musica che non si sente mai davvero
Incompresa ma non si può farne a meno

Per tutte le ore del giorno
Riempi la testa al morto
Legami a te, più stretto
Sta cigolando il letto

Il controllo sull’orgasmo dell’altro
Ciò che è taciuto è sottile

Trasparente e visibile soltanto al buio
È la vita: certe volte muoio
Tra la gente con le mani in faccia
E facce rosse e mani altrove

E se fossi tu il mio posto nell’universo?
E se non fosse giusto il mio linguaggio ma il mio corpo?
È una musica che non si sente mai davvero
Incompresa ma non si può farne a meno

(Continua...)

[Stefano Decandia]


Immagine: Mann und Frau (Umarmung) - Egon Schiele

mercoledì 4 giugno 2014

Al di là del fiume

Se questo luogo non fosse più un luogo fisico, potremmo costruire fondamenta sopra il fiume; se questo spazio avesse spazio per le nostre divergenze, deviazioni, conflitti, crisi e implicazioni.
Hai valutato tutte quante le mie dimensioni? Hai preso in considerazione le mie aspirazioni?
A lungo andare imparerò a nuotare ma nel fiume e non nel mare.

Arrivando al di là del fiume.

Ho utilizzato tutte quante le mie percezioni, per arrivare fino al centro delle tue emozioni, oppure mi sono inchiodato sul diritto legittimo di esserne informato?
Ho fatto tutto questo per bisogno naturale di esprimermi cantando, anche se non lo so fare. Ho dato tutto per poterti avere e mantenere, curare e conservare, come il Piccolo col Fiore. In sintesi, buttarmi dentro il fiume e respirare, a braccia aperte imparare a nuotare.

Arrivando al di là del fiume.

[Stefano Decandia]


Immagine: Pontile - Matteo Panici

lunedì 2 giugno 2014

Menomia

Parlo col corpo per parlar con te, il tuo corpo parla e io lo ascolto... con aria sognante e prendo appunti sul mio corpo, e la definizione è devastante. Parliamo di quello che fu, di quello che subì, di quello che vorrà patire. Parliamo di quello che non tornerà più, d’altronde patire è l’anticamera del morire. Parliamone una buona volta, che sia la volta buona, in seguito non ne parliamo più. Ma il seguito è un copione che si ripete come costrizione e chiede amore e corpo e ancora... a fare le ore piccole, sul filo di un telefono, su un divanetto rotto, oppure dietro un albero.

Metonimia del nome per il corpo, ché più si dona e più sei meno mia e più sei meno mia e più ti amo e più son meno tuo e più ci amiamo.

Ti amo. Se tu sei meno mia. Menomia.

(Continua...)

[Stefano Decandia]