lunedì 25 dicembre 2017

Il Natale più bello

Il Natale più bello
di tutti i tempi
è privato
a luce di candela
palla di vetro

È il Natale più bello
di tutti i tempi
e ti senti fortunato
come ogni nato
fortuitamente
per causa di forza d’Amore

Il Natale più bello
di tutti i tempi
è delicato a Noi
trionfo del modernariato

È il Natale più bello
di tutti i tempi
e ti senti amato
felice
come ormai
raramente
si dice

Il più bel Natale
di tutta la vita
ho ricevuto il dono
che chiude il cerchio:
il primo
e ultimo
Amore

[Stefano Decandia]

venerdì 22 dicembre 2017

Il mio Porno sei Tu

Il mio Porno sei Tu
Che non sei più quella ragazzina
Sei Donna, donna forte e sensuale

Il tuo sguardo profondo si fa scuro
Mostra il canale che conduce all’abisso
E lì, sei di nuovo bambina

Ogni tuo gesto è femminile
Con movimento intenso d’erotismo sfrenato
M’incanta

Il tuo volerti sentire mia
Il tuo voler esser mia
La volontà, la voluttà
Mia, ma non di proprietà

(Continua…)

[Stefano Decandia]

mercoledì 6 dicembre 2017

Quanto ti ho amato

Quanti anni avevo?
Tre, quattro?
Quanto ti ho amato
Il mio primo disco
Il mio primo 45 giri
Il mio primo disco preferito
Il mio primo disco preferito di sempre
Il disco che ha condizionato il mio processo creativo
e tutta la mia produzione successiva
Il disco che – da solo
nel giradischi di casa
mi mettevo
e di nuovo
e da capo
infinite volte
sul piatto
Sul pavimento del salotto
io e il giradischi
con le spondine in legno
insieme
Sul pavimento del salotto
Quanti anni avevo
Tre, quattro…?
Quanto ti ho amato
Ciao Caro…

Johnny Hallyday (1943-2017)

Colonna sonora: Johnny Hallyday – Quanto ti amo (Que je t’aime) [1969]

Special-Ste / Bgz / 160’s / ub7 / KomaVox

giovedì 30 novembre 2017

La Tim mi manda lettere d’amore

La Tim mi manda lettere d’amore
La Vodafone mi chiama a tutte l’ore
La Wind dimostra tutta la mancanza
Che prova quando sono in lontananza

La Tim mi manda lettere d’amore
La Wind dimostra che mi vuole bene
La Vodafone mi chiama a tutte l’ore
Per chiedermi se sto davvero bene
Con soli cinque giga rete dati
Senza nessuna promo nei festivi
Mi chiamano fino dall’equatore
La Tim mi manda lettere d’amore

La Tim mi manda lettere d’amore
La Vodafone non sa starmi lontana
La Wind dimostra sempre che mi ama
La Tim mi manda lettere d’amore

Le lettere diventan minatorie
Io scappo in Belgio a fare il minatore

Riceve le sue lettere e poi muore

(Continua...)

[Stefano Decandia]

sabato 28 ottobre 2017

La cura (La guarigione)

Il tuo senso è sesto / il mio no / e non è primo a nessuno / non è amore se non godi al buio
Se ti piastri i capelli / utilizzo? lacci! / se ci riesci / cresci / se son crespi / smetti
Come vedi / mi trovi / come spiego / riprovi / riproponi i tuoi istinti / e che movenze perverse / poi riponi i tuoi dischi / e sono decadenze (decaDance) / è il degrado che danza / ma non sente il ritmo
È confusionismo / un balletto isterico / è l’espressionismo di un impero senza fondamenta / una nota di dissenso che ti da la tudda / se ci credi / concludi / chi non vuole / crepi

Chi ha fatto politica / ha chiuso con l'anima / chi ha chiuso coi soldi / si è perso per strada / chi ha perso la speranza / ha finito il tempo / chi ha finito / non è mai guarito

Adesso prendi il posto di qualcun altro / non mi sento vitaminico sai
Se mi dessi forza / tutto andrebbe meglio / e non m’importa se non ballerai
Non basta il sonno / per farmi i nervi / non chiedo niente / non voglio fermi / non posso dirti / che sono mesi / che vivo ai margini / e ho le vertigini
Se un aborto è bianco / non ci son gli estremi / per condannarti / per farti fuori
Non sto sclerando / per il momento / sto consumando i miei giorni migliori / facendo pacchi / allestendo fallimenti / e mai investendo sui miei talenti
Na-na-na-na non me ne sto pentendo / sto solo dicendo che...

Chi ha fatto politica / ha chiuso con l'anima / chi ha chiuso coi soldi / si è perso per strada / chi ha perso la speranza / ha finito il tempo / chi ha finito / non è mai guarito

Abbiam un mondo intorno / che vuole tutto / e stiamo sbagliando sogno / stiamo seguendo il falso (il morto)
Abbiam sbagliato porto / ci ritroviamo a largo / ma con le palle in mano / e pure senza tempo
E non me lo ricordo / perché ho le palle in mano / ma non le mollo / oppure vado a fondo / quindi faccio memoria / e scavo dentro al tempo / trovo un percorso ovvero un passatempo

Sono bestie / credono ai fantasmi / lavano il cervello / e appiccichi sul corpo i loro marchi / nanchi che stanno lavorando per te / nanchi che non ci vogliono fottere

Chi ha fatto politica / ha chiuso con l'anima / chi ha chiuso coi soldi / si è perso per strada / chi ha perso la speranza / ha finito il tempo / chi ha finito / non è mai guarito

[Stefano Decandia]

Special-Ste - La cura (La guarigione)

mercoledì 25 ottobre 2017

Carta nuda

Sei carta nuda / e sei in pericolo / la riga che ti suda / la mia palma già t’annusa / e va da destra a sinistra / fra i tuoi fiori e quadri tecnica mista

Sei poverina / anzi come dico a Nuoro “la mischina” / mortificata dall’amplesso di una piuma che non vuol sentir ragioni / sei polverina in bustina per acqua Cristallina

Suona l’allarme se si avvicina / la mia stretta con in pugno la mina / e fai scenate da ictus / manicomi mimi con le mani / mica mi capisci / no

Sei varechina / e quando passi tu / la gente sull’erba / mica ci cammina / sei choco-latina / sei una cingomma nella Coca-Cola perché era l’ultima Aspirina / un’altra lattina che mi curo l’ascesso / risciacquo poi sputo l’eccesso / yeshyeshy’all / sei stella marina / hai le punte ma non tagli / scrivi tagli funkee tagli

Le mie parole sono aghi bollenti / nella carne che mangio / nella carne che va a comporre la mia carne / sono fitte fra i denti / con cui mangio la carne / che va a comporre le parole che immagino immagini / e leggo solo se mi fa riflettere / e guardo la tv solo se perdo tempo / non guardo la tv perché non perdo tempo

Sei ancora viva? / ora che già hai sperimentato la paura / sei stata vittima de La Cura / e ti rivolti / eviti i miei sguardi / speri che non ti penetri / speri che non pensi / speri che non m’ispiri più niente / non aspiri più a niente / non respiri per niente

Non fare lisci su fogli lisci / cravo parole negli interstizi / non fare capricci

Non è pubblicità è anima / non è hardcore è underGround / vitaVera da NùOROcity

Se sei coperta spogliati / ma se sei carta nuda / sei in pericolo / la riga che ti suda / la mia palma già t’annusa / e va da destra a sinistra / fra i tuoi fiori e quadri tecnica mista

[Stefano Decandia]


venerdì 13 ottobre 2017

Carchi cosa m’at a fachere (mutha fucker)

Siete pronti ad infilarvi gli scarponi
per un viaggio nella neve della Nuoro bene?
Siete pronti a darvi guerra come lupacani, mangiasolitari, spiegavele ed adesivi-ragnatele?
Scorpacciata di pane scordato
ho dimenticato a casa l’accordatore cromatico Tico-Tico
sul finale si è fuso il finale
cambierò finale
tanto è molto se finisce male o in mani amare

Qui la scelta è farsi, fare, o farsi fare
non farsi sopraffare, fai fare
non avere fretta
non usare calma
provo ad aspettare l’alba
carchi cosa m’at a fachere (mutha fucker)

[Stefano Decandia]

Special-Ste - Carchi cosa m’at a fachere (mutha fucker)

giovedì 12 ottobre 2017

Mediterraneo

Sono nel centro del mediterraneo
godo di sole di latte e di grano
e sto sempre in forma nella mia piattaforma
mi liscio la faccia con le braccia

Ma è proprio roccia?
Mi sembra roccia
salda solida preda chi abbochina
si sgola in ogni gola
e canta solamente quando si sente sola
Ho strozzato una chitarra
parlate a bassa voce
i vicini sono allergici alla luce
io grido in ogni goccia
e canto solamente se sto sotto la doccia
Lo spettro del colore è ancora vivo
spiedo il mio sonno
ago il mio vino
piombo maleodorante sgasa il mio cibo
mi fascio le labbra con le dita
unghie e matita
Fumante mora ti allaccio
e farò presto Domattina ce n’è una sola
Cardioaspirina in mezzo alle lenzuola
ecco i vostri secoli di storia

Sono nel centro del mediterraneo
godo di sole di latte e di grano
e sto sempre in forma nella mia piattaforma
mi liscio la faccia con le braccia

Che son sardo te lo dico in italiano
se no non ci capiamo
Mediterraneo
che il sole batte anche sull’ultima ruota del carro
e in periodi di magra si asciuga il legno
Apprezzo la monotonia del luogo
disprezzo chi disprezza come siamo
monotonia nel suono
dalle voci gutturali all’influenza degli americani
Velluto, poliestere, orbace
tessuto vissuto, quotidianamente
imbevuto di sangue e vino versato
bevuto, salute, finito, aiuto

Sono nel centro del mediterraneo
godo di sole di latte e di grano
e sto sempre in forma nella mia piattaforma
mi liscio la faccia con le braccia

Ti puoi togliere la giacca, non le spalle
la crema dalla pelle, non la pelle
Vedi l’acqua che ti scorre addosso?
Respira, forma una guaina nello stomaco
come ingoiare una busta di nylon piena di nylon
come il cellophane che tiene incatenato il tuo diapason
«Rendilo libero, resisti, arrivo» firmato un amico
Amo la mia terra, odio i suoi difetti
Amore e perdono, la storia dell’uomo
Gusto buono
olio, pomodoro, sale, alloro ed è un capolavoro

Sono nel centro del mediterraneo
godo di sole di latte e di grano
e sto sempre in forma nella mia piattaforma
mi liscio la faccia con le braccia

[Stefano Decandia]


Special-Ste - Mediterraneo

Martiri

Il sale i Qualunquisti non lo mangiano, lo fanno
di notte mica dormono, pensano troppo
di giorno il mondo è acceso quindi se lo godono
il fiato non gli manca e tagliano il respiro
Venuta l’alba non sentono rumori
con le scarpe sportive cancellano le impronte
è un nuovo Rock il suono è sintomatico
vecchia esistenza a rischio limitato
Parlano il sardo per non dimenticarlo
spesso purtroppo soffrono maldivita
e nonostante non accenni a calare
cantano e non sanno suonare

Non c’è malizia in questo freddo che fa glaciare la tua bontà d’animo
Non si può esser martiri di felicità

Cosa fanno gli animali per divertirsi?
Si sentono liberi
Cosa fanno gli uomini per divertirsi?
Si rendono schiavi

Gli abbracciatutto hanno l’ego adesivo
custodito con metodi letti sul sillabario
staccano salti come corde di violino
non ci fosse un’anteprima in vetrina da avvicendare
La quadreria è solo un presente per signore che fan parte della scuderia
ma si sa alcune mani sono più sensibili
e vanno a riconoscere subito le fatiche
Sentono aromi che i cani non distinguono
e rigorosi appunto in queste occasioni
si porgono agghindati di tutto punto
e carichi di buone intenzioni

Non c’è furbizia nella praticità
È un artificio d’ufficio che ti da la stangata
Non si può esser martiri di felicità

Cosa fanno gli animali per divertirsi?
Si sentono liberi
Cosa fanno gli uomini per divertirsi?
Si rendono schiavi

[Stefano Decandia]

Santo Stefano (Giotto)

Special-Ste - Martiri

martedì 10 ottobre 2017

L’uomo

L’uomo era una bestia rara
Con pelo fuori e interni d’alcantara
Si girava la savana
Si riuniva pure senza la campana
Si accampava per il sonno
Non campava
Non contava le ore
Contemplava il sole
Non possedeva gesti né parole
Produceva amore per la prole
Il cielo le sue scuole
A terra le sue suole
Di pelle, carne, ossa, quelle suole
E in quelle ore, la lezione
Era cercare per mangiare
Strafare per amare
Modificare il posto dove stare
E non aver paura di morire
Perché tutto torna a vivere
Se lo sai seppellire

Si può cacciare per mangiare?
Uccidere per procreare?
Strappare?
Rivoltarsi contro chi ci può capire?
Rovesciare leggi che non possono finire?

Si può vivere ai margini?
Si può vivere sopra?
Si può vivere meglio?
Si può vivere o no?

L’uomo ha consumato il mondo
E con il minimo ha preso primo e secondo
Ha fatto il mimo per sfuggire ai dinosauri
Ha costruito palafitte per evitare fitte intercostali
Ha messo su mille canali di disinformazione ed acque rurali
Ha preso il posto di chi l’ha messo al mondo
Ha preso il mondo e l’ha messo a posto, eh...
Ha dato premi a chi ha fatto questo
Ma poi la storia, di nascosto
Proclama criminali: eroi
Acclama chi è contro di noi
E fa soltanto gli interessi suoi

Si può cacciare per mangiare?
Uccidere per procreare?
Strappare?
Rivoltarsi contro chi ci può capire?
Rovesciare leggi che non possono finire?

Si può vivere? Ai margini!
Si può vivere? Sopra!
Si può vivere? Meglio!
Si può vivere o no?

[Stefano Decandia]


Special-Ste - L'uomo

domenica 6 agosto 2017

Faccia da scoglio

Pomodoro dimezzato
Affettato in branda
Me ne sto su un fianco
Coperto di sale sul bordo tagliato

Sagoma di granchio bagnato
Corazza trafitta dal sole
Faccio di scoglio lenzuolo sudato

Guscio riflette raggio
Cola la goccia sul seno destro
Morsa su coscia dal pieno resto
Tasto la pista dell’assaggio

Tale sapor salino
Incendia i muscoli della lingua
Conduce alle tube del lavandino
Inonda monda le condutture

C’è un altro modo perché non finga?

(Continua...)

[Stefano Decandia]

sabato 5 agosto 2017

Lo spazio del corpo

Non amo la vita mondana
Il mare quando affollato
Il pubblico del concerto
I balli di gruppo
I balli
Il gruppo

Ripiego sul mare d’inverno
Ché d’estate è un mercato

Amo la seggiola in alto
Il pubblico-isole del teatro
Scappo a fine atto

Amo la danza
La stanza
La danza nella stanza

Non amo gridare per salutarci
Interrompere dialoghi
Per quanto convenevoli

Non amo avvicinarmi
Toccarti spezzando unione di corpi
Per quanto formali

Non amo fischiarti
Chiamarti alla tavola
Legarti alla sedia vuota

(Continua...)

[Stefano Decandia]

giovedì 20 luglio 2017

Notte in vicinato

La passeggiata notturna nel rione
Dà senso di comunità

A piedi nudi sotto casa
Si raccolgono confidenze
Ci si apre con qualche bicchiere

Le ultime serrande abbassate
Rilasciano luci a spiragli
I sonagli delle macchinette
Prima incantano e dopo intrattengono
Il codazzo per le sigarette
Un bacio ché non le conosco
Per le bici addormentate nel sottobosco

Nemmanco i cani abbaiano
È tutto così sopito rallentato
Tutto immerso in quel liquido
Sotto spirito
Che è lo spirito del vicinato

(Continua…)

[Stefano Decandia]

domenica 16 luglio 2017

Domenica in città (Non si vive di solo mare)

Amo la città vuota
Le strade assolate
La quiete del meriggio bollente

Assolato sa di solitudine
Di calma intima
Ronzio desertico
Brusio di terra cotta cocente

Camminando a piedi sbalzi
Eviti ferraglie
Meriti germogli
Dalla pianta dei piedi scalzi

Là dove la palma si fa spessa
S’infittisce e non ne fa mistero
Il tallone diventa nero

Preserva il tronco
Dalle punte acuminate
Rampica dal polpaccio
Su fino all’avambraccio

Conserva lembi di pelle molle
Monito di vescica
Bolla della salita

(Continua...)

[Stefano Decandia]

mercoledì 12 luglio 2017

Ultracorpi Rosa (Lapsus calami digitali)

Ci scriviamo un po’
Mi parli di te
Io ti ascolto umbè
Tu ti senti vera
Dalla tarda sera
Fino alla mattina
Digiti veloce
Leggo la tua voce

Colgo sfumature
Nella tua scrittura
So che sei felice
Dalla punteggiatura
Ci tradisce l’uso di quei sostantivi
Che ci incollano l’un l’altro
Come gli adesivi

Ci scriviamo un po’
Ti parlo di me
Ti racconto che
Ho sofferto tanto
Tu vorresti essere qui per coccolarmi
Nel mentre che prometti di non lasciarmi

Ci intendiamo al volo
Ci diciamo tutto
Quest’amore senza corpi è paradiso in terra
Ci scriviamo d’odori che non sentiamo
E d’abbracci così stretti che non respiriamo

Amo lapsus calami digitali
Immagino il tuo corpo rosa
In tinta coi maiali
Nelle prime foto
Si intravede il seno
È tachicardia
Qui si fa sul serio

Poi vedo le ossa
Che si fanno largo
Fra la pelle e il lardo
Elastici tesi
Come tesi stanno diventando anche i messaggi
I corpi cavernosi
I punti più pericolosi

Ci scriviamo un po’
Che la carne freme
Con le mani che hanno fame di toccarsi
Quando ci vediamo?
Petizione che diventa un’ossessione
Col sospetto della prestazione

Ci incontriamo oggi
Non credo ai miei occhi
Il tuo corpo esiste
Esige che lo tocchi
Finalmente libero
Ogni bacio, strano
Sulle tue labbra soffici
Come il divano

Io non vendo l’ora
Io mi dono tutto
Tu ti lanci come un vortice che mi stordisce
Pagheremo cara questa furia
Mentre brucia l’ultima eccedenza
Dell’amor che ci finisce

Amo lapsus calami digitali
Desidero il tuo corpo rosa
In tinta coi maiali
Quelle prime volte
Sono state arcobaleno
Ma la fenditura
Lascia entrare anche il veleno

Tutte quelle ossa
Che si fanno largo
Fra la pelle e il lardo
Elastici tesi
Come tesi stanno diventando pure i baci
I nervi
Le incomprensioni figlie dei nostri diverbi

L’unico antidoto che resta in piedi
È quello di avvinghiarsi
Ma le unghie vanno a fondo per ferirsi
Schiene come mappe senza traiettoria
Due popoli su un territorio
Senza più una storia

Amo lapsus calami digitali
Non restano che corpi rosa
In tinta coi maiali

Amo lapsus calami digitali
Siamo soltanto corpi rosa
In tinta coi maiali

Amo lapsus calami digitali

(Continua...)

[Stefano Decandia]

lunedì 26 giugno 2017

Adolfo era un pittore

Adolfo era un pittore
Che non aveva stile
Adolfo imbrattatele
Adolfo forte e vile

Adolfo era un creativo
Il padre autoritario
La madre di rimbalzo
Lo vide straordinario

Pertanto predispose
Ad arte il suo avvenire
«Nasconditi in cortile
Di te farò un pittore»

Adolfo e la sua voce
Che non si può sentire
Il padre con i tappi
La madre con i capi

(Continua...)

[Stefano Decandia]

giovedì 4 maggio 2017

Il compositore

Ho bisogno di te
Come il compositore
Che scrive le sue arie / La-la

Ho bisogno di te
Come il compositore
Sta con la testa in aria
(Ma-l’aria mia dov’è?) / La-la

Volo non ho capito
Ali non hai spiegato / La-la

Non ci si dà le arie
Per un bacio sottile
(Anche se fa morire) / La-la

Ho bisogno di te
Come il compositore
Dell’esecutore
(Quando il Limite non c’è)
Quando mi dài l’aria
L’aria che respiri

Amore che respingi l’aria / La-la-la-la

Amore che rifiuti l’aria / La-la

Ho bisogno di te
Come il compositore
Dell’esecutore / La-la-la-la

[Stefano Decandia]

lunedì 24 aprile 2017

Si potesse non comunicare

Non si può non comunicare
Tutto quello che dici o non fai
Tutto quanto mi parla di te
Quel che sento mi parla di me

Anche se non posso sopportare
Che la vita mi ritorni indietro
Che la vita mi ritorni dentro
Alle origini del male

Non si può non comunicare
Tutto quello che penso mi crea
Devo demolire l’armatura
Fino a cedere sulla mia idea

Mi dispiace ma devo andare
Voglio credere alla mia idea
Stare in piedi sulla mia andatura
E brillare ma di luce mia

Ma si può o non si può
Non si può o non si vuole
Si potesse non comunicare

Non si può non comunicare
Ma si può comunicare male
Io non credo a tutto ciò che penso
Perché penso mi sia stato imposto

Non ti metto al mio posto
Abbandono il tetto coniugale
Prendo il ruolo del mostro
Se i miei figli saranno sale

Voglio spingermi sul crinale
E lanciarmi senza guardare
Se mi guardo mi faccio male
Non son pronto a vedere

Ma già so che lo dovrò fare
Questo tuffo mi farà partire
Questa notte dovrà finire
Questa luce dovrà morire

Ma si può o non si può
Non si può o non si vuole
Si potesse non comunicare

Non si può non comunicare
Abbandono l’altare
Credo solo in ciò che non esiste
Siamo isole: il confine è il mare

Isolani senza più confini
Quei confini che non li vediamo
Quando l’unico confine è il mare

Mare Nostro sei conduttore d’energie e di persone
Mare Nostro che si specchia il cielo
Non si vive di solo mare

Cosa resta del mare
Non si vive di solo mare

Cosa resta nel mare
Quando non si può comunicare

[Stefano Decandia]

lunedì 17 aprile 2017

Allarme Cortocircuito

Ricordo che parlavi piano
Ricordo che mi amavi piano
Quei brutti segni sulla mano
Quel giorno che mi urlasti piano
Io camminavo sulle uova
Vivendo un’esistenza in prova
Allarme c'è Cortocircuito
E quel silenzio disumano
È meglio se ricominciano

Ricordi il bacio con il salto
Ricordo provocavi il santo
Ricordi mi prendesti a botte
Che lunga che fu quella notte
Che non sapevo come fare
E non sapevo dove andare
Se non dormirti proprio accanto
Mi sono spaventavo tanto
Ho ancora i segni sulla mano
Quel giorno che mi urlasti piano
Io camminavo sulle uova
Vivendo un’esistenza in prova
Allarme c’è Cortocircuito
E quel silenzio disumano
È meglio se ricominciano

«Vedi di camminare dritto»
Quando uscivamo stavo zitto
Ché non potevo dire niente
E non potevo fare niente
Meglio tacere per non sbagliare
Il dispiacere di non sbagliare
Meglio che non mi squilli il telefono
Spero che non mi squilli il telefono
Di nuovo i segni i segni sulla mano

[Stefano Decandia]

domenica 16 aprile 2017

Prenderò sonno presto

Prendo le gocce per addormentarmi
Rivendico il mio sonno
Pesto pasticche per polverizzarle
Prenderò sonno presto
Ad occhi aperti al buio pesto

Non avrei voglia di pensieri
Ma vengono da Altrove
Non avrei voglia di fissare
Quel soffitto che in faccia mi piove
Quel soffitto che si muove

Prendo altre gocce ma non mi addormento
Pesto pasticche ma non mi rilasso
Prendere sonno è ormai un miraggio
Perderò sonno prendo coraggio

[Stefano Decandia]

martedì 11 aprile 2017

Niente fa male

È ritornata la notte
Eri tornata di notte
Notte che muore di noia
Con te che muori di noia

Cos’è che ci porta via così
Noi altri ad aspettarti
Nient’altro da aspettarti

Non ti è permesso più farmi del male
Non ti è concesso più farmi del male
Non ti permetto di farmi del male
Farsi del male cos’è

Da questa notte si cambia l’orario
Da questa notte cammino al contrario
Prendo lo spazio per allontanarmi
E mi allontano per avvicinarmi a me

Cos’è che mi porta via da te
Sento il bisogno di riconciliarmi
Il bisogno di riconquistarmi

Non ti è permesso più farmi del male
Non ti è concesso più farmi del male
Non ti permetto di farmi del male
Farsi del male cos’è

Ora ho capito che cosa rimane
Purtroppo non rimane niente
Ma quel niente fa male
Quel niente fa male
Convincersi che niente fa male
Niente fa male
Quel niente non lo cura niente
Niente fa male

[Stefano Decandia]

domenica 26 marzo 2017

Europa Arcaica

Gli antichi occidentali mangiavano i leoni
A cena, per portarli fuori
Rompevano le ossa degli animali morti
In silenzio per placare i sordi

Le donne dipingevano la scena
Guarnita con dettagli di guerra
Con mani impastate di sangue e di terra
Mani impastate di sangue e di terra

Gli antichi occidentali in quanto molto pigri
Non pedinavano le tigri
Attendere la caccia nascosti nella quercia
Venir sorpresi dalla pioggia

Le donne dipingevano la scena
Guarnita con dettagli di guerra
Con mani impastate di sangue e di terra
Mani impastate di sangue e di terra

Gli antichi occidentali almeno a tarda sera
Non digerivan la pantera
E a furia di mangiar leoni
Credettero di essere leoni
Mentre ridevano le tigri
E dubitava la pantera

Antichi occidentali
Nativi digitali
Ciechi con gli occhiali
Navicelle spaziali
Preistoriche aeronavi

(Continua...)

[Stefano Decandia]

giovedì 23 marzo 2017

Ululo alla luna

Ascoltami per ascoltarmi
Non per rispondermi

Ascoltami per ascoltarmi
Mai per rispondermi

Ascoltami senza difese
Rispondimi senza parole
Ascoltami senza pretese

Ascoltami perché le offese fanno male
Rispondo delle mie paure
Sullo sfondo delle vie insicure

Ascolta il mio terrore
Lanciati senz’armatura

Sbocciano timori nuovi
Esplode la bellezza

Bellezza che ci investe
Bellezza che aggredisce
Che riempie di fragilità

Quando ululo alla luna
Ululo alla luna

Mi riempio di fragilità
Quando ululo alla luna nuova
Ululo alla luna

Ascoltami per ascoltarmi
Quando ululo alla luna

(Continua...)

[Stefano Decandia]

martedì 21 marzo 2017

Uomini Nati di Donna

Uomini Nati di Donna

Ne ha uccisi più il silenzio
Statue di sale
Ho visto più corsie di un ospedale
Sette di sera: passa terapia
Se questa sera passo la terapia
Scappo via
Questo letto mi va stretto
Vado via
O almeno provo, non ci riesco
Mi insegue lo specchio
Intento a dimostrarmi chi diventerò da vecchio

Il corpo di mio padre non l’ho conosciuto
Attendo quella carne come pesce muto
Rivivo quell’assenza come in un copione
In onda tutti i giorni stessa trasmissione
Passa per le mani l’atto che non c’è mai stato
Brucia tra le dita non aver sentito nulla
Le parole poi non bastano ma fanno male
I gesti bastano
Basta coi gesti che ci fanno male

Auguri e figli maschi
Uomini Maschi
Interiorità negata

Auguri e figli maschi
Uomini Maschi
Uomini Nati di Donna

(Continua...)

[Stefano Decandia]

venerdì 17 marzo 2017

Nuca a zero

Non voglio avere nessun finto ricordo
Sorrisi stropicciati, dài, pioveva poco
Ma dal centro al bar era un'inondazione
Le scarpe di cartone iniziano a parlare

Su quel divano, poi, rumore di tazzine
Ed eri così bella con quelle treccine
Lo sguardo intenso d’orbite senza pupille
E con la nuca a zero a fare le scintille

Io spettinato come un ragazzino
Negli occhi vuoto, dentro buco nero

Determinato come un ragazzino
A fare centro nel tuo cuore nero

Nuca a zero

Non voglio avere nessun finto ricordo
Di te vicina a me che accompagniamo il morto
Ma dal nostro rifugio alla camera ardente
S’è fatto più sottile: amore che rimane

Dentro l’alcova, ormai, rimorsi e litanie
Ed eri così bella anche se andavi via
E quell’ultimo sguardo non l’ho manco visto
L’ho solo immaginato e lo conservo

Io spettinato come un ragazzino
Negli occhi vuoto, dentro buco nero

Determinato come un ragazzino
A fare centro nel tuo buco nero

Nuca a zero

[Stefano Decandia]

lunedì 13 marzo 2017

Crampi magnetici

Ho fantasticato sulla tua luce azzurra
Di lampada lambita
Nel nostro transitare
Ho immaginato come potesse essere
Come il tuo corpo cerca il corpo dell’altro
Cosa cerca nel corpo dell’altro
Ho sognato il tuo odore
Il tuo odore primigenio
Senza cosmetici
Ho visualizzato l’indice della mia mano sinistra
Scorrere sul tuo dorso
Soffermarsi un istante per ogni vertebra
Ho provato crampi
Crampi magnetici allo stomaco
Ho stretto la mano destra in una morsa
Un tuo singhiozzo
Ho scandito atitos
Per ogni morte surrogata
In ogni incavo del mio corpo
Eri la mia età della pietra
La metà della mia pietra

(Continua…)

[Stefano Decandia]

sabato 25 febbraio 2017

Cercavo amore sulle app

Cercavo amore sulle app dalla mattina
Latte di soia col caffè senza caffeina
Stringevo forte i lacci dei miei mocassini in finta pelle
Vorrei un tenero guerriero dal cuore ribelle

Cercavo amore sulle app prima di pranzo
Facevo un salto sullo smart col nuovo smalto
Sull’unghie corte ci sta bene il nero
Sulla tua pelle bianca mezzo sclero

Cercavo amore sulle app nel pomeriggio
Quando l'abbiocco induce immagini indecenti
Di lingue morse e d’inguine fra i denti
Incontri d’inguini su inguini suadenti

Cercavo amore sulle app tutte le sere
E mi mostravo premuroso come un cameriere
Ti tengo sempre nel mio hard-disk ti tengo stretto
Fra tutti i file dei miei live sei il prediletto

Cercavo amore sulle app
Trovavo sesso scompagnato spicciolo spuntato o santità
Facevo il punto del bucato puntando il dito sulla vanità del vuoto della sanità

Dagli appendini alle app
Cercavo te

Cercavo amore sulle app
Trovai te

Cercavo amore sulle app tutta la notte

(Continua...)

[Stefano Decandia]

mercoledì 18 gennaio 2017

Segui la tua neve

Camminando sulla neve barcollo, scivolo, inciampo, metto il piede in fallo, danzo, evito ostacoli invisibili, carico troppo il peso, mi inchino, tendo una mano al nulla come per appendermi, lo afferro e riparto.

Mi guardo intorno, un po’ in imbarazzo, come sempre, ma oggi nessuno mi guarda storto: oggi è normale zoppicare. Oggi è così per tutti: oggi siamo tutti così.

E penso: Che bello che ci sia la neve, quant’è bello camminare sulla neve; ma ancor più bello è che la mia camminata sbilenca venga presa come una conseguenza della neve.

Se gli altri sapessero che io cammino sempre così: tutto storto, a zig-zag e scivolo sovrappensiero incespico, inciampo, volteggio e procedo a balzelli, come fossi sempre sulla neve, allora, forse, capirebbero che nel mio mondo c’è la neve, scoprirebbero che nel mio mondo c’è sempre la neve.

Segui la tua neve, sono gli altri a non vederla.

(Continua...)

[Stefano Decandia]

sabato 14 gennaio 2017

Luci da labbra

L’umano privo d’ali, su nel cielo
Appaga il desiderio di volare
E poi ci crede come fosse vero

L’amore sulla luna è più leggero
Che sembra di toccarsi con un dito
Invece ci vorrebbe un braccio intero

Oggi ho più bisogno di sognare
Che di realizzare un sogno

Abbagliato da luci da labbra
Ho bagnato perfino la sabbia
Ha ballato da sibilla fino all’alba

Ammalato da corrente d’oltretomba
Ammaliato da quel vortice di coda
Ho pregato come Giuda perché fosse soda

Oggi ho più bisogno di sognare
Che di realizzare un sogno

Amami sacerdotessa
Ama finché perdo la testa
Il segno della pena che mi guida

La mano su parete di caverna
Le lettere compaiono allo schermo
Combinano si formano mi fanno ridere

Spariscono ritornano mi fanno cenno
Per la tragedia della trasmissione
Rinnovo il senso nella confusione

Oggi ho più bisogno di sognare
Che di realizzare un sogno

Risorse dalle sue rovine
Con l’unghie spezzate
Avvinghiate al confine

Voleva baci in riva
Ma il mare non pativa
Ed ecco un altro amore alla deriva

Non baciarmi vicino al mare
Baciami vicino al collo
Amo esser amato fuori-luogo

Amami fuori-luogo
Fuori dal mio territorio
Amami all’olio

Mentre pensavo al corpo della geografia
Il corpo improvvisava una coreografia
E le ossa in fila pronte per la linea

Passi di una danza triste
Cuore che resiste
Credo solo in ciò che non esiste

Oggi ho più bisogno di sognare
Che di realizzare un sogno

(Continua...)

[Stefano Decandia]


domenica 1 gennaio 2017

Innamorati fobici

Se mi perdonerai
Per tutti quanti i ché
Senza l’accento sulla e

Io ti perdonerò
Quelle disattenzioni
Che portano all'annullamento
Dell’emozioni

La svendita totale delle mie azioni
Degli strumenti per le mie passioni

E del denaro per accontentarci
Gli insoddisfatti cronici
Già se la ridono

Lo sanno dove stiamo andando a perderci
Innamorati fobici
Lontani dalle forbici

Se mi perdonerai
Per quell’apostrofo di troppo
E le iniziali con le minuscole

Io ti perdonerò
Per le violenze e violazioni
Per aver soffocato le mie emozioni

Tu mi perdonerai ma fallirò di nuovo
Io ti perdonerò però ti perderò

E mi ritroverò
Senza strumenti per le mie passioni
Ad affrontare le mie emozioni

Lo sai che stiamo andando a perderci
Innamorati fobici
Lontani dalle forbici

(Continua…)

[Stefano Decandia]