Un No irrevocabile
postura decisa
distanza sicura
schiena incollata alla spalliera
legata alla cintura
Poi mi stringi la mano
talmente forte
diventi tenaglia
tenace foglia
anulari intrecciati
sangue dagli anelli
tremito che m’attanaglia
le tue dita serpeggiano fra le mie
Sento i polsi fragili
slegati, fan l’amore
anche le cartilagini
Non piangere
il canale è secco
e quella ruggine nel tubicino
macchia le lacrime
si fanno scure
tagliano in quattro il cuore
ormai tronco di legno
per ogni venatura una sutura
rimpianto di vita futura
Sulla bocca le labbra separate
e su di ognuna una smorfia
e tra esse un naviglio
naviga la lingua
a crear scompiglio
Noi non dovremmo parlare
perché nulla è rimasto da dire
nulla è importante ridire
nessuna parola potrebbe tanto
tendere al vero, al canto
nessuna frase ardirebbe
giunge in ritardo
romanzo terminale
destino bastardo
Guance di marmo addiaccio
m’armo del miglior coraggio
è un lampo delicato
crampo per bacio mancato
morsico la mia lingua
per non sentir la tua
che indugia nell’assaggio
temo la tentazione
più che l’assenza al tatto
[Stefano Decandia]
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